La vita avventurosa di Nellie Bly

Nellie Bly

La vita avventurosa di Nellie Bly, modello di emancipazione femminile

Il 25 gennaio 1890 alle 15:51 Nellie Bly giunge a New York. Aveva compiuto il giro del mondo nel tempo record di settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi.

Quale occasione migliore della Giornata Internazionale della Donna, per ricordare una donna eccezionale, a cento anni dalla sua morte. Con intraprendenza e coraggio, a dispetto dell’epoca in cui ha vissuto è stata una pioniera del giornalismo investigativo  e la prima donna a fare il giro del mondo.

Le origini

Elizabeth Jane Cochran, nota con lo pseudonimo di Nellie Bly, nacque a Cochran’s Mill –  Burrell nella contea di Apollo, in Pennsylvania, il 5 maggio 1864. Fu un’intrepida antesignana del giornalismo investigativo. Effettuò il giro del mondo, emulando Phileas Fogg, nel capolavoro letterario di Jules Verne Il giro del mondo in 80 giorni. Rimasta orfana a sei anni, Elisabeth Jane, dovette imparare presto quanto piccolo e chiuso fosse il mondo riservato alle donne nella sua epoca.

Il giornalismo investigativo

Trasferitasi a Pittsburgh nel tentativo di diventare un’insegnante, Elisabeth rispose ad un articolo dal titolo What Girls Are Good For (A cosa servono le ragazze) pubblicato sul Pittsburgh Dispatch firmandosi come Lonely Orphan Girl. L’appassionata lettera colpì il direttore, che le offrì l’occasione di entrare a far parte della redazione e le trovò anche lo pseudonimo di Nellie Bly.  

Fu grazie a questo incontro che Nellie riuscì ad avvicinarsi al mondo del giornalismo ed a diventare la creatrice del genere  giornalismo sotto copertura.

Si trasferì, in Messico, dopo che il suo giornale la relegò a realizzare servizi frivoli e di poco conto, sotto la pressione del mondo della politica e degli affari, spesso criticati nei suoi articoli.

New York

L’anno successivo, espulsa dal Messico, per i contenuti sociali di denuncia dei suoi articoli, si trasferì a New York. Ottenne un posto nella redazione del prestigioso il New York World, di Joseph Pulitzer. Nellie condusse un’inchiesta sulle condizioni delle pazienti ricoverate nel reparto femminile dell’ospedale psichiatrico New York City Mental Health Hospital . Per realizzare la sua inchiesta si fece ricoverare nel reparto per 10 giorni. Visse in prima persona le indegne condizioni a cui venivano costrette le donne internate nel reparto psichiatrico.

Quando il suo reportage fu pubblicato, facendo molto scalpore, furono aumentate le sovvenzioni e migliorare le condizioni di vita delle pazienti.

In seguito a questo grande successo la Bly, realizzò molti altri articoli aventi per oggetto le condizioni delle donne, lo sfruttamento delle operaie e dei bambini.

La vita avventurosa di Nellie Bly. Il giro del mondo in 72 giorni

Nel 1888 Nellie, ebbe l’idea di realizzare il giro del mondo ispirandosi al romanzo di Jules Verne.

Pulitzer accettò di aiutarla e Nellie partì il 14 novembre 1889 da Hoboken, nel New Jersey.

Il viaggio di 40 000 chilometri si prefiggeva di realizzare la circumnavigazione della Terra in settantadue giorni. Per l’epoca si trattò di un record assoluto, anche perché compiuto da una donna addirittura priva di accompagnatori uomini.

Inoltre, durante il suo viaggio attorno al mondo, ebbe la possibilità di incontrare Jules Verne il 22 novembre 1816 ad Amiens, Francia. L’incontro fu particolarmente emozionante per Nellie che ammirava Verne da tutta la sua vita. Il famoso scrittore rimase colpito dall’intelligenza ed al tempo stesso dalla fragilità della giornalista che definì magra come un fiammifero. L’intervista fu poi pubblicata sul New York World.

La Bly divenne nota in tutto il mondo e un modello per l’emancipazione femminile, pubblicando il suo diario di viaggio intitolato Around the World in Seventy-two Days .

La fine di un’esistenza coraggiosa e avvincente

In seguito, all’età di trent’anni, Nellie, lasciò la professione di giornalista e sposò il milionario Robert Seaman da cui ereditò diverse aziende che tentò di gestire ancora una volta, coraggiosamente, da sola, non dimenticando mai di essere dalla parte dei più deboli, infatti, fornì ogni fabbrica di un ambulatorio medico, di una biblioteca e promosse l’alfabetizzazione per gli operai.

Quando nel 1914 dovette chiudere le fabbriche per bancarotta, decise di tornare al giornalismo e si trasferì in Europa come inviata di guerra, un altro dei suoi primati, realizzando diversi reportage dal fronte russo e serbo

Elizabeth morì di polmonite nel 1922 a 57 anni a New York.

Pochi giorni prima di morire scrisse la sua ultima annotazione sulle pagine del suo diario, lasciandoci così il miglior epitaffio che si potesse scrivere:  

Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò

    
       

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