La guerra in Ucraina risveglia l’Europa che ora si interroga sul futuro energetico.

Gli equilibri geopolitici e i problemi energetici che il conflitto russo-ucraino sta riportando all’attenzione dell’opinione pubblica ripropongono temi che apparentemente sembravano vecchi, ma non sono altro che la diretta conseguenza di un cambiamento globale, i cui segnali sono stati per troppo tempo inascoltati.
Siamo un popolo che tende a dimenticare troppo facilmente gli uomini che hanno rappresentato l’Italia con le proprie idee e la propria intraprendenza.
Se poi queste idee sono troppo “rivoluzionarie”, ricordarli diventa scomodo.
Stiamo parlando di Aurelio Peccei, industriale torinese e militante antifascista in Giustizia e Libertà, nominato nel 1945 a guida della Fiat e conosciuto soprattutto come il fondatore nel 1968 del Club di Roma, l’organizzazione famosa in tutto il mondo per la sua missione di analizzare i cambiamenti globali dell’economia e individuare i problemi che l’umanità si troverà ad affrontare negli scenari possibili futuri.

Il Club di Roma esiste tutt’ora e coinvolge scienziati, economisti e capi di stato di tutto il mondo, per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi legati allo sviluppo economico e all’ambiente, ma fu soprattutto la figura di Peccei  ad attirare l’attenzione mondiale con il suo libro “I limiti dello sviluppo”, pubblicato nel ‘74 in 18 edizioni e tradotto in 23 lingue, il quale prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali come il petrolio e dalla limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta.

Basandosi su modelli matematici prevedevano che dopo il 2000 l’umanità si sarebbe scontrata con la rarefazione delle risorse naturali.

Oggi fa un po’ impressione leggere le predizioni contenute in quel libro perché è proprio quello che sta accadendo nella realtà: la desertificazione e la crisi economica mondiale erano gli scenari previsti dal Club di Roma già cinquanta anni fa.

Peccei risultò un personaggio controverso, definito un massone appartenente ad una elite di potere volta a manipolare il pensiero umano e a persuadere la gente ad accettare gli scopi del Nuovo Ordine mondiale, ma anche un padre dell’ambientalismo italiano, un anticipatore degli eventi e per questo crediamo, un personaggio scomodo, da screditare, per poi essere dimenticato dopo la sua morte, nel 1984.

Non tutti sanno (o non ricordano) che Peccei è stato negli anni ‘50 e ‘60 uno degli imprenditori italiani più di spicco in ambito mondiale. E’ stato colui che ha portato la Fiat in Sud America, facendola diventare in poco tempo la più grande realtà industriale dell’Argentina.

Nel 64 poi, risollevò le sorti dell’Olivetti dalla sua prima crisi di mercato ( successivamente De Benedetti non avrebbe saputo fare meglio).

Come tutti i personaggi che hanno fatto la storia del nostro paese, Aurelio Peccei era un uomo d’ingegno, un visionario che con il suo intuito aveva capito prima di tutti che nel XXI secolo il cambiamento climatico, il saccheggio della natura e l’esplosione demografica avrebbero portato questo pianeta alla crisi economica-alimentare e alla distruzione.

Le sue teorie sullo sviluppo sostenibile,  sollevarono una tempesta di critiche da parte di quanti si sentivano minacciati dalle sue analisi coraggiose, che vennero definite “una leggenda metropolitana”.

I militanti cattolici lo hanno definito un satanista per le sue dichiarazioni provocatorie sul concetto dell’uomo come “refuso”  e del “cannibalismo” come soluzione alla fame nel mondo. I teorici del complotto globale sostengono che Peccei faceva parte del Comitato dei 300, ossia trecento famiglie che governano il mondo, controllando le attività bancarie internazionali.

Altri lo hanno accusato di essere appartenente alla massoneria, per via dei legami con la famiglia Agnelli ( riconosciuto massone perchè membro del gruppo Bildemberg ) e con Rockfeller, che sponsorizzò la sua pubblicazione. E proprio quest’ultima venne messa in dubbio per i due rapporti commissionati al MIT di Boston, che basandosi su modelli matematici (considerati dai suoi detrattori, falsati) prevedevano che dopo il 2000 l’umanità si sarebbe scontrata con la rarefazione delle risorse naturali, nonostante lo sviluppo tecnologico.

Eppure sembra proprio quello che sta accadendo oggi.

Credo che una volta liberi da preconcetti e da paure ataviche verso chi pensa fuori dagli schemi, se Peccei e il suo Club di Roma fossero stati ascoltati, invece che denigrati, oggi vivremmo in un mondo migliore, riconoscendo i giusti meriti agli uomini italiani che si sono distinti nel mondo per il loro ingegno.

Non è un caso se oggi la battaglia ambientalista di Al Gore si ispira proprio alle teorie di Aurelio Peccei, dopo cinquant’anni!

    
       

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