I Capolavori del “giallo” in autunno: tra padelle e scherzetti!

Il thriller si prende la ribalta in autunno. Nel giallo contemporaneo, l’attenzione si sposta dalle dimore vittoriane alle cucine casalinghe e alla cultura del foodie. Il mistero si annida tra semplici bar, ristoranti di tendenza e l’ossessione per il cibo gourmet o della tradizione.

    
       

Il thriller si prende la ribalta in autunno.

E’ universalmente riconosciuto, infatti, che in Italia, ottobre, sia il “mese del giallo” e questo fenomeno ha diverse radici che si intrecciano tra strategie editoriali, tradizioni e appuntamenti fieristici e commerciali


Tradizionalmente, le case editrici italiane concentrano le uscite dei loro titoli di punta di narrativa gialla, noir e thriller proprio tra settembre e ottobre. Questo timing editoriale è pensato per intercettare il lettore che, finita la lettura estiva, cerca un libro “più impegnativo” da leggere nelle lunghe serate autunnali

L’associazione del colore giallo al genere nasce in Italia nel 1929, con la celebre collana “Il Giallo Mondadori”. Il successo fu tale che il colore della copertina diede il nome all’intero genere, rendendo la connessione cromatica tra autunno e libri un fenomeno culturale.

Eventi Fieristici e Concorsi Letterari dedicati al genere giallo vedono le loro scadenze o le premiazioni proprio nel mese di ottobre, aumentando l’attenzione mediatica.

L’identificazione di ottobre come il “mese del giallo” è notevolmente rafforzata dalla presenza di Halloween a fine mese. Questa antica festività, con il suo carico di folklore, tenebre e il richiamo al soprannaturale, funge da catalizzatore perfetto per la letteratura di genere.

In sostanza, l’idea che ottobre sia il “mese del giallo” è un felice e ben orchestrato matrimonio tra la suggestione della natura e le strategie editoriali che hanno trasformato un colore in un genere di successo.

Il giallo gourmand

Il connubio tra cucina e giallo non è una moda passeggera, ma una vera e propria tradizione letteraria. Il cibo, infatti, è l’ingrediente narrativo perfetto: è simbolo di convivialità e lusso, ma anche un veicolo letale, capace di nascondere veleni o di rivelare indizi sull’identità e sulle abitudini di chi cucina e di chi mangia. Dalle sale da tè britanniche agli stellati ristoranti italiani, ecco come il binomio “ricette e delitti” si evolve nei romanzi.

Nel giallo classico, il cibo svolgeva spesso un ruolo duplice e fondamentale: era l’arma del delitto (il veleno nascosto nel bicchiere o nella torta) o l’elemento di comfort e routine che inquadrava il contesto sociale.

  • Agatha Christie: L’Eleganza del Veleno

La regina del delitto, Agatha Christie, è maestra nell’usare la tavola come teatro per l’omicidio. I suoi romanzi sono disseminati di cibi e bevande, dai banchetti letali alle colazioni confortanti di Miss Marple.

Il Cibo come Arma: Spesso, il veleno viene somministrato con eleganza, mascherato in bevande comuni come il tè o cocktail durante ricevimenti di alta società. Questo riflette il lato oscuro dell’ambiente borghese.

Il Cibo come Contesto: Miss Marple, nella tranquillità di St. Mary Mead, osserva la natura umana sorseggiando tè e sgranocchiando torte al cioccolato. Il cibo è un rito che rassicura il lettore prima e dopo la macabra scoperta.

  • Andrea Camilleri: La Ricetta come Identità

Sebbene Montalbano sia un investigatore relativamente “moderno”, i suoi romanzi si sono già guadagnati un posto tra i classici italiani per l’uso magistrale che fanno della gastronomia.

Per Andrea Camilleri, la cucina siciliana è molto più di un semplice sfondo.

Il Cibo come Indizio e Comfort: Il Commissario Montalbano si rifugia nei piatti preparati dalla governante Adelina, con gli immancabili arancini, il pesce fresco e la pasta ‘ncasciata. La sosta al ristorante Da Calogero non è solo un momento di pausa, ma una chiave d’accesso per comprendere l’anima e il dialetto siciliano. Il cibo è memoria, identità e, soprattutto, l’unico vero conforto del commissario di fronte all’orrore del crimine.


I Contemporanei: Chef Stellati, Oste investigatore e birrette

Nel giallo contemporaneo, l’attenzione si sposta dalle dimore vittoriane alle cucine casalinghe e alla cultura del foodie. Il mistero si annida tra semplici bar, ristoranti di tendenza e l’ossessione per il cibo gourmet o della tradizione.

1. Il Giallo Italiano, non solo Montalbano

Autori italiani hanno portato il giallo a concentrarsi sul lato più umano e ironico della gastronomia:

  • Marco Malvaldi e i Vecchietti del BarLume: Sebbene la ricetta non sia l’elemento centrale del delitto, le indagini nascono proprio tra i tavolini del Bar gustando l’immancabile birretta. Il cibo, quindi, è un pretesto perfetto per riunirsi e indagare. Tra un pettegolezzo e l’altro, una battuta tagliente come sono i toscani sanno fare e con una dose irresistibile di ironia, i protagonisti – avanti con gli anni solo anagraficamente – non hanno rivali per arguzia e voglia di impicciarsi dei fatti degli altri.
  • Filippo Venturi e l’Oste Detective: Romanzi come Il tortellino muore nel brodo o Il delitto della finestrella mettono al centro l’oste investigatore Emilio Zucchini. Qui, la conoscenza delle tradizioni culinarie e la vita del ristorante diventano il cuore dell’indagine, trasformando l’oste in una sorta di moderno Miss Marple bolognese.

2. Le Antologie e i delitti di tendenza

Oggi proliferano i gialli che affrontano le derive del mondo della ristorazione:

  • “Cucina in giallo” (Sellerio): Questa popolare antologia raccoglie racconti di grandi autori contemporanei (come Alicia Giménez-Bartlett e Alessandro Robecchi), dove il delitto si insinua in contesti attuali: corsi di cucina Thai, ristoranti stellati o sfide culinarie condominiali, spesso con un tono ironico che strizza l’occhio ai master chef e dintorni.
  • “Qualcuno sta uccidendo i grandi cuochi italiani” (Luca Iaccarino): Questo tipo di romanzo punta direttamente al mondo dell’alta cucina, dove l’ossessione per la stella e la vanità degli chef diventano il movente per crimini efferati. Il cibo non è solo un elemento, ma il palcoscenico di gelosie e rivalità moderne.

Il fascino del giallo culinario sta proprio in questa ambivalenza. Nei classici, il cibo era soprattutto un veicolo per il veleno, una dissimulazione. Oggi, invece, è diventato spesso un luogo di indagine, dove l’investigatore (che sia un oste, un ispettore o un appassionato di cucina) usa le ricette e le abitudini alimentari non solo per placare la fame, ma per cogliere le incongruenze e dettagli che portano al delitto.

Ben venga quindi l’autunno che porta con se le nuove uscite offre una doppia soddisfazione: quella della trama ben congegnata e quella, più terrena, di un appetito soddisfatto.

    
       

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