DAI FILM ALLE STATUE, IL FANATISMO ISTERICO CHE NEGA LA STORIA
Le proteste anti razzismo (pienamente giustificate negli Stati Uniti) stanno degenerando in tutto il mondo in una sorta di fanatismo post-culturale, dove tutto ciò che richiama o solamente accenna a persone, luoghi e fatti oggetto di discriminazioni razziali, anche se appartenenti a fenomeni culturali di un passato ormai consegnato alla storia, ben lungi da arrecare danno alle lotte antirazziste, vengono prese di mira.
Nella storia si sono fatte molte battaglie per i diritti civili, più o meno violente, e grazie a quelle lotte, nella nostra società molte cose sono cambiate, e molte devono ancora cambiare.
Ma perchè prendersela con un capolavoro del cinema vincitore di 11 premi Oscar come “Via col vento“? O con una scatola di cioccolatini svizzeri chiamati “moretti”? Sembra una barzelletta, eppure è così: la catena svizzera di supermercati Migros ha reagito alle proteste anti razzismo, togliendo da subito i dolci chiamati “moretti” (l’equivalente tedesco di teste di moro) dai suoi scaffali.
Mentre per “Via col vento“, tratto dal romanzo di Margareth Mitchell e vincitore di un premio Pulitzer, la HBO, colosso delle produzioni televisive in streaming, lo ha ritirato dai cataloghi.
Oltre alla mancanza di cultura artistica per un film che palesemente ambientato in un periodo storico dove si combatteva una guerra civile proprio contro quegli stati che usavano gli uomini di colore come schiavi, non poteva che paventare questa condizione, le nuove generazioni di censori dimostrano anche una grande ignoranza nel dimenticare che proprio questo film dovrebbe essere preso ad esempio per aver decretato, per la prima volta nella storia, un premio Oscar ad una attrice di colore.
Non si può cambiare la storia, la si studia per migliorare il futuro.
Andando di questo passo dovremo bandire anche lo spot di Calimero “piccolo e nero”, o il film “Indovina chi viene a cena” (altro capolavoro) con l’attore di colore Sidney Poitier, Katharine Hepburne e Spenser Tracy, per non parlare di tutti quei capolavori della pittura come “Il ritratto di una donna nera” di Marie-Guillemine Benoist, o “Olympia” di Edouard Manet, dove sullo sfondo, oscurata, quasi invisibile, c’è Laure, la donna di servizio nera.
Stiamo allevando una generazione di fanatici ignoranti ma “politically correct“.
Se le nuove generazioni sono queste che cancellano opere d’arte, statue e film da Oscar, siamo messi proprio male.
Non si può cambiare la storia, la si studia per migliorare il futuro.
Negare fatti realmente accaduti e pretendere di cambiarli abbattendo una statua o semplicemente cancellando un film basato su eventi storici, è una pratica da “Regime”, lo stesso che i giovani barbari pensano di combattere.