PER FAVORE NON TOCCATE LE OLIMPIADI

La polemica (soprattutto social) scatenata durante gli europei di calcio, su quanto fosse giusto o meno che le squadre in campo si inginocchiassero prima del fischio d’inizio della partita, come gesto di solidarietà verso chi lotta contro le discriminazioni razziali, ha posto dei seri interrogativi su quanto fosse giusto imporre posizioni “politically correct” nelle competizioni sportive.

In una fase storica in cui serpeggia un revisionismo becero e superficiale, che condiziona le menti delle persone, spesso per fini propagandistici, come abbattere le statue di personaggi della storia, giudicati arbitrariamente omofobi o razzisti, pur non avendo niente a che vedere con le lotte per i diritti civili nella vita reale, qualcuno si è già portato avanti, chiedendo di estendere l’atto di inginocchiarsi anche agli atleti che parteciperanno alle, ormai imminenti, olimpiadi di Tokyo.

Il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha prontamente risposto con un secco no, che può sembrare una presa di posizione rigida, ma che, al contrario di chi vorrebbe cancellare la storia, ha un fondamento storico che si basa su principi molto importanti.

Nel 1935, infatti, a seguito della rinuncia di Roma alla candidatura per le olimpiadi del 1940, in favore di Tokyo, che per quell’anno avrebbe anche celebrato il 26° centenario della dinastia imperiale.

Così, nel 1936, anno delle olimpiadi di Berlino, il CIO procedette alla designazione della capitale giapponese come sede delle prossime olimpiadi del ’40. Nessuno però poteva prevedere quello che la Germania nazista stava pianificando ai danni del mondo.

Tant’è vero che in quei giorni di gare nella capitale tedesca, in presenza di Hitler, de Coubertin scriveva di una grandiosa riuscita e, relativamente all’arrivo dei successivi Giochi in Asia, di una grande vittoria.

Ma a muovere le acque fu l’atto di accusa lanciato sulle pagine del giornale L’Auto dal direttore Jacques Goddet: “i Giochi sono solo un palcoscenico abbandonato al cinismo e alla propaganda, Tokyo assisterà al trionfo del razzismo giapponese, come Los Angeles (nei precedenti Giochi del 1932) era stata aperta alla propaganda californiana e come Berlino è e lo sarà per la politica hitleriana”.

Come poi andarono le cose negli anni successivi lo sappiamo tutti e le olimpiadi di Tokyo non si disputarono.

Ecco perchè le Olimpiadi, ne ora ne mai devono essere oggetto di propaganda politica e sociale, giusta o sbagliata, ma a senso unico. Perchè lo sport deve rimanere intatto e puro, per poter trasmettere quei valori universali che accomunano tutti i popoli della Terra.

    
       

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