GUIDA AL SENTIERO DELLA VITA #4 : “L’importanza dei Valori umani”

EPIGRAFE: di valori umani c’è ne sono moltissimi, io mi limito nel mio articolo a descriverne alcuni, ritenuti per me molto importanti.


AMORE

Con la parola amore si può intendere un’ampia varietà di sentimenti ed atteggiamenti differenti, che possono spaziare da una forma più generale di
affetto (“amo mia madre; amo mio figlio”) sino a riferirsi ad un forte sentimento che si esprime in attrazione interpersonale ed attaccamento, una dedizione appassionata tra persone oppure, nel suo
significato esteso, l’inclinazione profonda nei confronti di qualche cosa (L’AMORE per un gioco, per un libro, per un oggetto caro ecc). Può anche
essere una virtù umana che rappresenta la gentilezza e la compassione, la vicinanza disinteressata, la fedeltà e la preoccupazione benevola nei confronti di altri esseri viventi, ma anche il desiderare il bene di altre persone. Gli antichi Greci hanno individuato quattro forme
primarie di amore: quello parentale-familiare, l’amicizia , il desiderio erotico ma anche romantico, infine l’amore più prettamente spirituale, il quale può giungere fino all’auto-annientamento. Una tal
ampiezza di usi e significati, in combinazione con la complessità dei sentimenti che coinvolgono i soggetti che amano, possono rendere
particolarmente difficoltoso definire in modo univoco e certo l’amore, rispetto ad altri stati emotivi. Questo cari lettori vi fa capire che ad ogni persona alla quale chiederete cos’è l’Amore, vi darà sempre
una risposta differente, che può variare da superficiale a saccente in men che non si dica. Stati emotivi, sentimenti, reazione ai problemi della vita
in generale, rapporti con il partner e chi più ne ha più ne metta, vanno necessariamente a variare la risposta a questa domanda. Concludo questo
capitolo lasciandovi una delle mie massime preferite:

“Amare è trovare la propria ricchezza al di fuori
di sé stessi” (Émile-Auguste Chartier)

GRATITUDINE

In genere, quando si sente la parola gratitudine si pensa a quel senso di riconoscenza che si prova verso qualcuno (o verso qualcosa) quando si
verificano certe condizioni. Tuttavia, la gratitudine, non è soltanto questo ma può (e deve) essere anche un vero e proprio stato d’azione. Negli ultimi tempi si è sentita spesso questa parola e spesso è stata associata ad una sorta di felicità sterile che l’uomo dovrebbe provare per attrarre a sé cose, eventi e situazioni favorevoli alla sua esistenza. (POLITICAMENTE si aprirebbe un bel capitolo, ma noi non lo tratteremo). Non possiamo sapere se sia davvero così o meno, però è anche vero che ricercatori di ogni ambito stanno sempre più comprovando che il benessere psico-fisico di un
individuo è strettamente legato al ruolo che la gratitudine ha nella sua vita.


Cosa non è la gratitudine


Da questa breve introduzione si può capire, quindi, cosa la gratitudine sicuramente non è: una forzatura nell’essere felici in ogni circostanza oppure permanere in una condizione cercando di essere
felici. Anzi, rimanere in una condizione di sofferenza senza agire è uno dei più grandi errori che l’essere umano possa commettere. Quindi cos’è
la gratitudine? In una sola parola, energia. Queste furono le parole del Sig. Wallace D.Wattles :“L’universo si evolve e ci assiste
sempre”. Intendeva dire che ogni meccanismo presente in tutto l’universo ha lo scopo di favorire la nostra esistenza, ma molti di noi non
percepiscono questo come un vantaggio o uno stato di riflessione per migliorarsi, anzi lo considerano una cosa astratta e superficiale. La gratitudine permette all’individuo di comprendere una verità
fondamentale: che egli è il beneficiario principale di questi miracoli. Ma attenzione, qui non si parla di un universo fantasioso basato su speculazioni al limite della fantascienza, anzi, si parla di un
universo molto più scientifico e tangibile che porta i suoi doni alle sue creature e senza chiedere nulla in cambio se non, appunto, gratitudine.
Wallace D. Wattles (uno dei primi scrittori motivazionali – nel senso moderno del termine – appartenente al “Nuovo Pensiero”) afferma nel suo
libro La Scienza del Diventare Ricchi: “Noi siamo sostanza pensante e la sostanza pensante prende sempre la forma di ciò che pensa” e continua: “La mente grata è costantemente fissa sul meglio; perciò, tende a diventare il meglio. Wallace D. Wattles


RISPETTO


Il rispetto è la considerazione speciale che si dà a
qualcuno o a qualcosa, si riconosce come valore
sociale e speciale. Molte forme di rispetto si basano
nella relazione di reciprocità (rispetto mutuo, visita
mutua, etc.), ciò nonostante, quando ci riferiamo al
rispetto delle persone per oggetti, abitudini e istituti
sociali, si basa su altri concetti differenti dalla
reciprocità (che viene usata solamente quando si
parla di rispetto tra esseri umani). Tradizionalmente
si considera che le dimostrazioni di rispetto siano
relazionate con problemi morali ed etici, anche se
in alcuni casi devono vedere con problemi legali e
culturali. Il termine rispetto appare in diverse
discipline come la filosofia politica e altre scienze
sociali come l’antropologia, la sociologia e la
psicologia. Il rispetto nelle relazioni interpersonali
comincia nell’individuo, nel riconoscimento dello
stesso come entità unica, che necessita e vuole
comprendere l’altro (persona). Consiste in sapere
valutare gli interessi e necessità di un altro
individuo, per esempio in una riunione.
Il rispetto come virtù morale. Il rispetto può anche considerarsi come punto
mezzo tra due estremi veduti per eccesso o per difetto.

Per difetto: la paura, tanto per persone
come per oggetti o situazioni che affronta
l’individuo, portandolo a situazioni di
impossibilità a realizzare determinati
progetti o mete. Questo è il caso dei
complessi di inferiorità.

Per eccesso: l’abusare dei limiti per un
corretto ordine e tratto delle persone o
situazioni di ogni individuo, quello che
porta a conflitti con l’altra (persona) come
anche l’imposizione di limiti e/o norme a
fine di superare la crisi dell’abuso e
ristabilire l’ordine dei diritti di ogni
individuo.

Ciò che avete letto sopra è un’ottima guida del
valore umano “Rispetto” tuttavia in uno dei miei
ultimi studi della Filosofia moderna ho trovato delle
varie e utili informazioni che mi fanno pensare non
solo che questa parola muta nel tempo, ma che si
adegua a quello che è io definisco “Tempo Storico
del momento”. Per farmi capire: fino a 100 anni fa
si dava del Voi al padre e si chiamava Signore
quando ci si rivolgeva a lui e questo era segno di
grande rispetto per chi ci ha generato. Oggi invece
bisogna stare attenti anche all’educazione che si
impartisce fin da piccolo, perché sta diventando
usuale mandarsi a quel Paese (per non dire altro). Il
dialogo fra genitori e figli viene a mancare? No, è
molto probabile che non sia stato impostato
dall’inizio. Vi dirò di più, a mio parere anche se
impostato può darsi che per motivi x non sia
abbastanza (il figlio non ti segue comunque, il figlio
non ha gli strumenti per capire, il padre non si sa
spiegare, entrambi non hanno interesse l’un l’altro
ecc.). Infine, il mio consiglio più spassionato è darsi
da fare per adeguarsi al tempo e al luogo in cui
viviamo, facendo attenzione alla Società e non
rimanendo indietro nella cultura odierna.


VERITA

Alla voce “sincero”, il vocabolario Zingarelli dà
questa definizione: «Che nell’agire, nel parlare e
simili, esprime con assoluta verità ciò che sente, ciò
che pensa (dal latino: sincerum = schietto, puro)».

Sembrerebbe tutto chiaro; così come appare chiaro
perché la sincerità sia sempre stata esaltata come
una bella e necessaria qualità, mentre il suo
contrario, cioè l’essere bugiardi, sia sempre stato
condannato come un vizio brutto e dannoso.
Senonché, più ci si riflette e più la cosa appare assai
meno limpida ed auto-evidente di quel che
potrebbe sembrare di primo acchito. Se ciò che una
persona sente e pensa non è sincero, ma ella crede
che lo sia, allora ne consegue che quella persona è,
a suo modo, perfettamente sincera; ma ciò non
toglie che quel che pensa, sente e dice, non siano
affatto la verità. Dunque, incominciamo con il
separare i due concetti, che a torto sembrano
intercambiabili: una cosa è l’essere sinceri, un’altra
e ben diversa è l’essere veridici. Per essere sinceri
basta dire quel che si pensa e che si sente (il che
non è poco, certo); ma, per essere veridici, è
necessario molto di più: è necessario che il sentire
e il pensare siano in accordo con la verità oggettiva.
Arduo problema: che cos’è la verità? Se lo
chiedeva anche, ma da un punto di vista
chiaramente scettico, il procuratore romano Ponzio Pilato (Giovanni, 18, 38), mentre interrogava Gesù
Cristo per cercar di capire in quale terribile
guazzabuglio lo avessero cacciato i sacerdoti del
Sinedrio, mentre una sola cosa egli capiva, con
infallibile istinto: che essi volevano morto
l’imputato, ad ogni costo, benché egli, da parte sua,
non vi trovasse alcuna traccia di una colpa così
grave da meritare la pena capitale. Strana e inattesa
scoperta: non basta essere sinceri, bisogna anche
essere veridici; o, almeno, sforzarsi di esserlo: ma,
appunto, è possibile dire la verità, sentire la verità,
vedere e riconoscere la verità? Con queste
domande spero di avervi lasciato spazio alla vostra
mente, al vostro pensiero al vostro modo di essere
e interagire. Una sola verità può anche non esserci
e se così fosse analizzare il problema una volta
scelta la verità che si capisce/percepisce vale la
pena analizzare pure le altre per aver più una
visione di insieme.


AMICIZIA


L’amicizia è un tipo di relazione interpersonale,
accompagnata da reciproca fedeltà tra due o
più persone, caratterizzata da una carica emotiva.
In quasi tutte le culture, l’amicizia viene percepita
come un rapporto basato sul rispetto, la sincerità,
la fiducia, la stima e la disponibilità reciproca.
Nel divenire dello sviluppo dell’emotività
individuale, le amicizie vengono dopo il rapporto
con i genitori e prima dei legami di coppia che si
stabiliscono alla soglia della maturità. Nel periodo
che intercorre fra la fine dell’infanzia e l’inizio
dell’età adulta, gli amici sono spesso la componente
più importante della vita emotiva dell’adolescente,
e spesso raggiungono un livello di intensità mai più
eguagliato in seguito. Queste amicizie si
stabiliscono il più delle volte, ma non
necessariamente, con individui dello stesso sesso ed
età. Le prime forme d’amicizia si possono avere
anche nei primi anni di vita quando i bambini
condividono gli stessi giochi e le stesse esperienze
ludiche e di crescita. I bimbi piccoli incontrano i
loro coetanei all’interno del nido e con loro
instaurano delle semplici relazioni che ancora non
si possono definire amicizia. Sull’amicizia si apre
un mondo di cose da dire. Ognuno di noi ha
conosciuto e conoscerà ancora persone e persone,
sul lavoro, nei propri hobby oppure semplicemente
andando a far la spesa. Il problema è quando si
decide di accettare un’amicizia? Quali sono i
termini per i quali io scelgo questa persona piuttosto
che l’altra? Una volta scelta, chi mi dice o garantisce
che durerà o che sia una persona che ha una doppia
faccia? Tutte domande giuste se ci pensate.

Io d’altro canto dopo un’amicizia coltivata 15
anni con la persona che consideravo alla stregua di
un fratello, per una semplice incomprensione e due tentativi di fare pace che lui a rifiutato, si è
dimostrato una persona effimera e non capace di
bilanciare il bene dal male. A distanza di anni mi
sono accorto che è stato il mio troppo volergli bene
che mi accecava e non mi faceva notare questo suo
tratto caratteriale, perciò vi consiglio: Prudenza
nelle scelte e nelle vostre primarie convinzioni, non
sempre ciò che noi vediamo o percepiamo da questa
persona, risulta essere la verità o più semplicemente
la cosa giusta.

    
       

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