LE ANIME ANTIPATICHE DI GLASS ONION

Esce in questi giorni nelle sale italiane, in contemporanea con gli Stati Uniti, il sequel di “A cena con delitto – Knives Out”, Glass Onion.

Il magnate della tecnologia Miles Bron invita alcuni dei suoi più cari amici in vacanza sulla sua isola privata in Grecia, ma presto si capisce che il paradiso non è proprio perfetto. E se poi ci scappa il morto… nessuno è capace di indagare meglio di Blanc.

Ma la grande differenza tra “Knives Out” (2019) e il suo sequel, “Glass Onion è il cambiamento climatico, come afferma Anthony Lane su The New Yorker.

Per molti aspetti, i due film sono gemelli. Entrambi sono diretti da Rian Johnson; entrambi interpretati da Daniel Craig nella parte di Benoit Blanc, l’investigatore sibaritico; ed entrambi presentano a Blanc un enigma da risolvere.
Il primo film era incentrato su una villa del Massachusetts, tra il fruscio delle foglie autunnali, mentre il nuovo si svolge in gran parte su un’isola greca, in un caldo torrido.
Il rovescio della medaglia è la mancanza di ombre: un peccato per chiunque creda che l’omicidio sia più disgustoso e più gratificante quando è avvolto nell’oscurità.


Il lato positivo è che possiamo vedere Craig, che si alzava dalle onde come un dio gocciolante in “Casino Royale” (2006), entrare cautamente in una piscina indossando un costume da bagno a due pezzi, in seersucker rigato, che anche il più timido gentiluomo vittoriano avrebbe ritenuto così modesto che la metà basta.
Nattier è ancora una volta la scena in cui Blanc si rilassa nella sua vasca da bagno, incoronato da un berretto da fumo con nappe, succhiando un sigaro e annoiato a morte dalla sua mente gigante dice: “Ho bisogno di un ottimo caso”. Ed ecco che arriva.


Gli invitati: Duke (Dave Bautista), che ha trovato la fama, se così si può chiamare, su YouTube, e la sua innamorata, Whisky (Madelyn Cline); Claire (Kathryn Hahn), l’agitata governatrice del Connecticut;
Birdie (Kate Hudson), una volta modella, ora imprenditrice, sempre sciocca, più la sua assistente, Peg (Jessica Henwick); uno scienziato di nome Lionel (Leslie Odom, Jr.); e, con costernazione generale, Cassandra Brand (Janelle Monáe).
Il loro ospite è Miles Bron (Edward Norton), un miliardario solitario che era il socio in affari di Cassandra prima di lasciarla andare alla deriva.
Si dice che Miles sia un maestro delle nuove tecnologie. Ma oggettivamente, è un coglione.

Il colpo di scena iniziale, nelle pieghe della trama, è che Miles attira queste persone nella sua proprietà e le sfida a svelare “il mistero del mio omicidio”.

Un ovvio modello del libro “Il delitto avrà luogo ” di Agatha Christie , pubblicato nel 1950. In entrambi i casi, un gioco apparentemente spensierato si trasforma in un crimine efferato; chi ha familiarità con il libro, infatti, avrà un vantaggio nell’identificare l’assassino nel film. Dove Johnson segna un punto su Christie, è nella sferzante narrazione. Riceviamo continui flashback, un branco guizzante di false piste e scene il cui significato viene capovolto se visto da un’altra angolazione, con nuove informazioni a nostra disposizione. Mentre Whiskey si versa addosso a Miles, per esempio, sa che Duke sta guardando dalla finestra? Lo sa se lei lo sa?
Il titolo oscilla in due direzioni. Innanzitutto, verso una traccia del White Album, in cui i fan che leggono troppo, nei testi dei Beatles vengono maltrattati da John Lennon. “Il tricheco era Paul”, canta.

Solo annusando così ossessivamente i dettagli, ovviamente, puoi sperare di decodificare un film come questo. In secondo luogo, c’è una vera glass onion (cipolla di vetro): una cupola maestosa, situata in cima alla tana dell’isola di Miles, e un simbolo rivelatore, direi, per questo film stravagante ma non troppo robusto.

È luccicante di malizia, realizzato con astuzia ed eseguito con arguzia entusiasta, non da ultimo da Kate Hudson, che trasforma la cinguettante Birdie nell’imperatrice del passo falso.

L’indizio sta in Agatha Christie. La sua banda di sospettati, ne “Il delitto avrà luogo”, era un misto di giovani e anziani, come lo era in “Knives Out”, che è stato completamente rispolverato dall’amicizia
affettuosa e non inquietante, tra un autore anziano (Christopher Plummer) e la sua infermiera (Ana de Armas). Nessuna buona volontà esiste in “Glass Onion”, che è pieno di anime antipatiche, tutte amiche
di Miles, e quindi della stessa generazione.

Francamente, a chi importa chi assassina chi? Inoltre, nel romanzo, come osserva Miss Marple, “nessuno sa più chi è chi”.

Sulla scia disordinata della guerra, si potrebbe forgiare non solo una nuova identità, ma anche un passato fittizio. Quella copertura delle tracce non è così facile nell’era digitale e puoi percepire Johnson che piega le prove per adattarle al racconto. Ad un certo punto, qualcuno viene ucciso prima che lui o lei possano condividere un fatto appena apparso su Google Alert.

Che bel modo di andare.

Per quanto riguarda il culmine della storia, rivelerò solo che comporta un grande caos. In linea con “Parasite” (2019) e “Triangle of Sadness” di quest’anno, “Glass Onion” è intenzionato a distruggere i ricchi, insieme a tutti i loro giocattoli, che, provenienti da uno spettacolo hollywoodiano pieno di star, con un budget abbondante , mi sembra un po’ troppo ricco. Mi chiedo cosa ne pensa Daniel Craig.

Apprezza chiaramente il languido lavoro cerebrale e assapora il personaggio di Blanc come se fosse un Brie maturo, eppure eccolo qui, con tutto quanto che esplode in palle di fuoco.

Non è quello da cui stava scappando, quando è fuggito dal mondo di Bond?

    
       

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