Connessione? Si, ma profonda e umana

Nel corso degli ultimi anni, la tecnologia ha trasformato il modo in cui viviamo la nostra vita quotidiana. L’iperconnessione, ovvero la capacità di essere sempre connessi ad internet e ai social media, è diventata una caratteristica comune della nostra epoca.

    
       

Come sopravvivere agli effetti negativi dell’iperconnessione attraverso la consapevolezza.

“Mi sento così depresso, un incubo. Entri in un posto meraviglioso, ci sono ragazze bellissime e pensi che sarà una serata divertente, ma tutti hanno un cellulare in mano, stanno fermi, non ballano e stanno filmando, sono come anestetizzati, congelati.”

Bob Sinclar - Disc Jockey francese
iperconnessione ma profonda  e umana
Bob Sinclar

Questo lo sfogo, avvenuto qualche settimana fa, del celebre dj francese Bob Sinclar che fa discutere e riflettere. Nel corso degli ultimi anni, la tecnologia ha trasformato il modo in cui viviamo la nostra vita quotidiana. L’iperconnessione, ovvero la capacità di essere sempre connessi ad internet e ai social media, è diventata una caratteristica comune della nostra epoca.


Gli effetti positivi dell’innovazione tecnologica, in generale, sono indiscutibili. Pensiamo al facile accesso
alle informazioni, all’immediatezza della comunicazione, all’istruzione resa più accessibile grazie a l’e-learning e molto altro. Inoltre, i social media favoriscono la socializzazione a distanza e l’espressione di sé.
Tutto ciò ha contribuito, sicuramente, a favorire il benessere psicologico.

L’iperconnessione, però, può avere conseguenze davvero negative sulla nostra salute mentale.

Oggi siamo sempre più soggetti a una pressione sociale costante, ovvero la percezione di dover essere
sempre “connessi” e “attivi”. Si parla di sovraccarico comunicativo quando troppe informazioni fluiscono,
insieme, nel nostro cervello. E-mail, messaggi di testo, telefonate, messaggi istantanei; l’individuo finisce
per sentirsi sopraffatto, con conseguente riduzione di attenzione e concentrazione (Ophir et al.2009).

Chissà quante volte ci è capitato di prendere il telefono con l’intenzione di fare una cosa e ci ritroviamo a fare tutt’altro.
Si pone molta attenzione e critica all’uso spropositato dei social da parte degli adolescenti ma gli adulti o
addirittura gli anziani non sono da meno, fungendo oltretutto da esempio. Uno studio condotto da Kuss e Griffiths (2011) ha scoperto che il 60% degli adulti è dipendente dai social media. La dipendenza può portare a una perdita di controllo sulla quantità di tempo speso online, compromettendo la vita quotidiana e di conseguenza il benessere psicologico. È difficile riuscire a godere di un panorama senza l’irrefrenabile impulso di scattare una foto, oppure ballare ad un concerto, invece che stare fermi a videoregistrare.

Il tutto per condividere un momento che poi, di fatto, non abbiamo vissuto appieno. Per non parlare del senso di isolamento che i social media, paradossalmente, alimentano.
Un uso eccessivo di questi, inoltre, è stato correlato ad un aumento dei sintomi di ansia e depressione mentre l’esposizione costante a contenuti idealizzati può portare a una diminuzione dell’autostima (Bossard, 2020).

C’è sempre chi ha una casa migliore della nostra, un lavoro più gratificante, un viso dalla pelle perfetta e un corpo più tonico; una percezione del tutto “filtrata” da uno smartphone di ultima generazione.

Il corretto uso della tecnologia.

Come abbiamo già accennato, la tecnologia è diventata indispensabile nella nostra vita quotidiana. Talvolta è impossibile farne a meno ed è innegabile che ci offra un grande supporto. Tuttavia, è fondamentale prestare attenzione all’uso eccessivo aumentando la consapevolezza. Ad esempio, possiamo controllare il nostro dispositivo e consultare le impostazioni per verificare il tempo di utilizzo: i risultati potrebbero sorprenderci.

Esploriamo ora alcune strategie utili a prevenire gli effetti negativi, che possiamo mettere in pratica da
subito:

  • scegliere attivamente i contenuti, privilegiando informazioni che stimolino una riflessione critica e una connessione autentica con gli altri;
  • limitare al minimo l’uso dello smartphone quando si è in compagnia eliminare app e disattivare notifiche poco utili stabilire momenti della giornata (più facilmente durante il weekend) in cui disconnettersi completamente;
  • prediligere interazioni faccia a faccia per connettersi davvero, in modo profondo e umano.

È importante, per salvaguardare il nostro benessere psicologico, recuperare la capacità di vivere il momento presente e connettersi con il mondo esterno senza mai perdere la connessione con noi stessi e la nostra umanità.

Riferimenti bibliografici

-Kuss, D. J., & Griffiths, M. D. (2011). Online social networking and addiction—a review of the psychological literature. International Journal of Environmental Research and Public Health, 8(9), 3528-3552.
-Ophir, E., Nass, C. I., & Wagner, A. D. (2009). Cognitive control in media multitaskers: Attention biases and the cost of distraction. Psychology of Popular Media Culture, 1(1), 21-34.
-Bossard, Grant Sean, “The Effects of Social Media on Mental Health: A Proposed Study” (2020). Senior
Projects Fall 2020. 17.

    
       

2 thoughts on “Connessione? Si, ma profonda e umana

  1. Occorre un recupero dell’interazione faccia a faccia (o almeno a voce; meglio una telefonata di un messaggio) e questa è la prerogativa per una riscoperta del valore dell’essere piuttosto che del “mostrare”

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