Ho rischiato la vita nell’inutile guerra delle Falkland, a causa del fanatismo dei Generali

Il prossimo 8 giugno l’aeronautica militare argentina celebrerà la “vittoria” sulla nave mercantile “Super Tank” Hercules, scambiata per errore per una Fregata britannica.

è proprio così, questa è una delle tante battaglie surreali di una guerra insulsa e inutile che gli argentini hanno condotto, fomentati dall’allora Presidente, il Generale Leopoldo Gualtieri che nel pieno di una devastante crisi economica decise di giocare la carta del sentimento nazionalistico lanciando quella che considerava una guerra facile e veloce, per reclamare le isole Falkland alla Gran Bretagna, su cui l’Argentina (che le chiama Malvinas, Malvine) rivendicava la sovranità.

La storia incredibile, per quanto assurda, che vi raccontiamo, proviene dalla testimonianza, a distanza di quarant’anni, del Capitano S. Direttore di macchina Vincenzo Bongiardina che nell’estate del 1982 era a bordo della super petroliera Hercules. Una nave civile, inerme, adibita al traffico commerciale, senza un briciolo di armamento che potesse contrastare un attacco aereo.

La testimonianza del capitano di macchina a bordo della nave.

La petroliera, munita del sistema gas inerte, proveniente dal porto di Valdez in Alaska, a pieno carico, aveva doppiato Capo Horn in tutta tranquillità. Quindi, risalendo verso l’Argentina, il 5 maggio del 1982 il Comandante Renzo Battagliarin ricevette un cablogramma dal Ministero della Marina Argentina in cui si chiedeva di perlustrare proprio la zona dove al ritorno saremmo stati attaccati poichè, nei giorni passati, l’incrociatore argentino “General Belgrano” era stato silurato dal sommergibile inglese “Conqueror”.

L’allora Ufficiale in seconda Vincenzo Bongiardina, davanti a Capo Horn

Secondo le loro stime, più di 300 membri dell’equipaggio erano dispersi in mare. Era chiaro che per il senso di appartenenza e per le leggi sul soccorso e la salvaguardia della vita umana in mare, per tutta la notte, circa 12 ore, seguimmo una rotta concentrica al luogo di affondamento, senza però trovare alcunchè, visto che la ricerca si era svolta al buio completo ed i radar difficilmente battevano su qualche spezzone rimasto a galla.

La nostra rotta, con il primo sole, proseguiva verso le Isole Vergini Americane (Santa Lucia e St. Croix) per le operazioni commerciali di discarica come al solito. Finita la discarica, la “super tanker” puntava direttamente verso il Brasile e l’Argentina, sicchè nel punto della posizione nave indicata in precedenza, accadde l’inverosimile: un attacco aereo ad una petroliera che, per sua natura e per il carico che aveva trasportato, poteva saltare in aria in mille pezzi!

La super tank S/S Hercules

Era il martedì 8 Giugno ore 10.55, sono sicuro perchè porto sempre l’orologio al polso e anche perchè era ora di andare a mangiare con il primo turno, allestito per i secondi ufficiali, marconisti e, naturalmente, per tutti coloro che facevano la terza guardia, cioè da mezzogiorno alle 16.00 e da mezzanotte alle 04.00.

A quell’ora esatta si sentì un tremendo scrollone della nave che era lunga 310 metri e larga 51 con una profondità di 28 e quel sussulto da poppa fece uscire l’elica dall’acqua facendo fermare, per l’alta velocita, le turbine di propulsione.

Naturalmente alle caldaie si sono aperte le valvole di sicurezza dalle quali è incominciato ad uscire vapore ad una pressione di 60 atm.

Questo, dalla partenza di S. Croix, era l’unico giorno in cui ero stato chiamato di mattina per lo straordinario poichè, come ho detto, finivo la guardia alle 4 del mattino. Ero appena entrato in cabina per lavarmi le mani e prepararmi per il pranzo quando sentii la nave alzarsi ed abbassarsi di colpo. Uscii di corsa appena in tempo per vedere un aereo allontanarsi ed il nostromo correre come una lepre, malgrado l’età, verso il ponte lance dove mi trovavo.

Ci siamo resi subito conto di essere stati bombardati

Guarda un po’, proprio da aerei chiamati anche loro Hercules come la nave. Sono corso subito ad indossare il giubbotto salvagente e sono sceso in sala macchine dove regnava il caos. Con un certo sforzo siamo riusciti a riavviare l’impianto che non è cosa semplice su una turbonave, dopo un blackout. Dopo circa mezz’ora arrivarono altri tre aerei che sganciarono le loro bombe, venendo da poppa, e dopo aver fatto un paio di giri attorno la nave se ne andarono via lasciando dei fori d’entrata sulla coperta.

Abbiamo saputo dopo che le “bombe a caduta” pesavano 500 kg, ed entravano attraverso la lamiera del ponte di coperta ed esplodevano, con ritardo, quando arrivavano nelle tanke piene d’acqua di zavorra; Bombe che avevano provocato sull’opera viva dello scafo squarci di 4 metri per 5.

Conservo ancora una scheggia di quelle bombe per non dimenticare quanto l’uomo possa diventare malvagio.

Quella mattina mi avevano chiamato per allestire la linea del bunker per effettuare il travaso della nafta dalla tanka di prora a quelle di poppa. La quantità, a pieno carico di bunker, era 14.000 tonnellate distribuite tra la tanka di prora (7.000 T) e le tanke di poppa. La quantità di bunker effettuato a S. Lucia era la quantità bastante per effettuare il viaggio di andata e ritorno a S. Lucia.

Ebbene, proprio questa linea sensibile era stata tranciata in più punti per cui il bunker è fuoriuscito, allagando parte del ponte di coperta. Questo spettacolo insieme all’emissione di fumo e vapore dalla ciminiera e dalle valvole di sicurezza ha convinto i piloti degli aerei che la nave fosse, in pratica, spacciata.

Intanto eravamo sbandati di 4 gradi sulla dritta e lo sbandamento aumentava sensibilmente, a questo punto suona l’allarme di abbandono nave per cui, in sala macchine, spegniamo le caldaie lasciando pompe, turboalternatori e quant’altro abbandonati a se stessi. Saliamo cinque rampe di scale fino alla lancia di dritta in un baleno. Qui ci accorgiamo dell’impossibilità di mettere la lancia a mare per l’eccessivo sbandamento. Allora, sotto il mio personale incitamento, ridiscendiamo in sala macchine per riprendere l’impianto e non rimanere in balia delle onde.

La temperatura del mare in quel luogo si aggira sui 4°C, basta cadere in acqua e sei morto. Pertanto mi sarei rifiutato di salire sulla scialuppa che, peraltro, era a quel tempo del tipo aperto e non offriva nessun riparo. Sarebbe stata la morte sicura per tutti!

Restammo in quella posizione di sbandamento per circa 12 ore, finchè Giovedi 10 giugno un boeing 707 avvista la petroliera nella posizione 35° 57’ S. /40° 54’ W. e scatta delle foto dopo i primi attacchi. All’improvviso sono apparsi altri sei aerei muniti non solo di bombe ma anche di razzi. Al solito venivano da poppa e dopo aver oltrepassato la ciminiera ed il ponte di comando si abbassavano repentinamente lasciando cadere le loro bombe a caduta.

A volte penso che la loro balordaggine ed imperizia sia stata la nostra salvezza; affondare una simile nave con bombe di profondità era un’assurdità ma, poteva scapparci il morto comunque.

Abbiamo assistito alle esplosioni che le bombe provocavano ed io personalmente, salito sul tetto del ponte di comando, vidi in faccia uno dei piloti con un casco di cuoio attraverso il vetro. Pensai che se avessi avuto qualche pietra o sfera di metallo da scagliargli contro avrei potuto difendermi, <<razza di bastardi e vigliacchi!>>.

Come si fa a giocare con 27 persone d’equipaggio che si trovano solo per lavoro su quella nave?!

Il loro Comando Militare aveva ricevuto informazioni errate sulla nostra nave Hercules: La petroliera, a loro, risultava carica di munizioni, credo destinate agli inglesi, poichè gli Hercules C130, come si e saputo dopo, erano velivoli argentini, oltretutto adattati in modo maldestro (per fortuna) a bombardieri.

L’equipaggio del bombardiere argentino, autore del raid sbagliato, ai giorni nostri.

Le bombe provocavano dissesti di sbandamento continuo tanto che era diventato difficile tenersi in verticale ed in sala macchine era un continuo suono di allarmi. Con me c’erano altri concittadini di Pozzallo: un altro secondo uff.le di macchina, Giuseppe Ammatuna; l’ingrassatore Francesco Tiralongo; il carbonaio Vincenzo Sudano; un uomo veramente singolare, con una tale forza capace di portare 100 kg in spalla per due rampe di scale in modo da evitarci di armare paranchi, perdendo del tempo prezioso.

Avevamo grossi problemi all’aria agli automatismi dell’impianto per cui se non fossimo intervenuti in tempo rischiavamo di provocare un black out totale con il successivo fermo dei macchinari e, quindi, il non governo della nave. Sicché sostituimmo le valvole usurate ad uno dei compressori d’aria e nel testare il refrigerante dell’aria, il cerchio di bronzo di tenuta saltò fuori, colpendo in faccia il mio collega.

Con il viso insanguinato lo accompagnai all’ascensore per recarsi sul ponte di Comando e farsi medicare mentre ritornavo per ultimare da solo il lavoro che permise agli automatismi di funzionare. Ma ad un tratto qualcosa stava cambiando: due degli aerei cominciarono a sparare razzi perforanti che attraversarono lo scafo in più punti.

Questo ennesimo attacco fece si che lo sbandamento della nave ritornò fortunatamente a zero per effetto dei vasi comunicanti, poichè avevano rimesso in contatto le tanke contenenti la zavorra. Alla fine la nostra tenacia e l’imperizia dei nostri  assalitori determinarono la fine di tutto, dopo ancora una notte e un giorno di navigazione, fino alla vista di Rio e del suo Redentore.

Qui abbiamo messo in sicurezza l’impianto spegnendo le caldaie e fermando tutti i macchinari, compreso il compressore della cambusa. A titolo informativo, sono stato l’ultimo a lasciare la nave e, quando son saltato sul rimorchiatore che ci avrebbe portato a terra, mi ricordo l’abbraccio commosso dell’ingrassatore Francesco Tiralongo di Pozzallo che non ho piu avuto modo di vedere

Mi ricordo del marconista Zanelli che, normalmente faceva comunella con quelli di coperta a sparlare del personale di macchina, dopo il secondo attacco aereo era sceso in sala macchine e mi disse le seguenti parole: Vincè, credimi, non diro mai piu male dei macchinisti perchè, in queste circostanze, hanno salvato la vita a tutti.

Un altro personaggio di Molfetta, Corrado Petruzzella, che era stato nostromo su altre navi, ma sull’Hercules era imbarcato in qualita di marinaio, rispettato per la sua esperienza e anzianita di servizio, asseriva che abbandonare la nave sarebbe stato come morire.

Quello che è seguito dopo è roba da soap-opera

Ogni impedimento, alle volte, porta giovamento. Ci hanno fatto fare una telefonata ciascuno a casa per tranquillizzare le famiglie ma nessuno e riuscito a dire niente per la forte emozione, tutto lo stress accumulato si e tramutato in pianto, anche per me, il marconista parlava per noi ed ha rassicurato tutti i familiari sulle nostre condizioni di salute.

La notizia a Pozzallo era arrivata tramite la Compagnia e le nostre telefonate, pensate un po’ che tempi.

Damian A. L. sembra, risolvere il dilemma nel rispondere che la petroliera è stata aggredita per errore e che, dopo l’attacco, è arrivato l’ordine di cancellazione della FAA, ma era troppo tardi.

Il loro sospetto era che la petroliera, dopo aver scaricato a S. Lucia per questioni di pescaggio e proseguito per S. Croix per ultimare la scaricazione in banchina, avrebbe caricato armi per conto degli inglesi. Armi che, nel viaggio di ritorno per Valdez, avremmo dovuto consegnare agli inglesi. Comunque, hanno fatto il tiro al bersaglio senza vergogna e senza tema di essere colpiti a loro volta, grandi eroi! Fregiarsi della propria stupidita è veramente vomitevole.

Sono state ore di attesa e di ansia per i familiari dell’equipaggio imbarcato sull’hercules, come ha dichiarato la moglie del marinaio Corrado Petruzzella: “Sono stati momenti terribili per me
anche se in un certo qual modo sono abituata ai lunghi silenzi di mio marito ma questa volta la nave era stata bombardata ed è tutta un’altra sensazione”.

La super petroliera Hercules, malconcia ma ancora a galla, riesce ad arrivare in Brasile, dove viene poi fatta affondare, senza recuperare niente del suo contenuto, perchè la verità avrebbe dimostra il grave errore dell’aeronautica argentina mettendoli in imbarazzo a livello internazionale.

Gli argentini per anni hanno glissato sulla questione (perché non venisse a galla) ed una volta saputa la verità negli anni 90, hanno cercato (e lo fanno ancora) di dare la colpa a all’equipaggio italiano che per loro continua ad essere un bersaglio legittimo.
Gli stessi piloti argentini si ostinano a dire che sono sicuri che i passeggeri della petroliera Hercules erano “ausiliari” della flotta britannica e, quindi, sono orgogliosi di avervi attaccato.

Un affettuoso ricordo va rivolto a: Francesco Tiralongo, Vincenzo Sudano, Ignazio Giardina che ci hanno lasciato e che sono stati compagni di lavoro eccezionali.

Tutta la storia in versione integrale, completa di documenti e testimonianze originali è contenuta nel nuovo libro di Vincenzo Bongiardina:

IMBARCAZIONI E STORIE DI NAVIGANTI
Autore: Cap. S. Dir. di Macchina Vincenzo Bongiardina
Titolo: Imbarcazioni e Storie di Naviganti
Formato: 18X24 – brossura

Pagine: 586 con illustrazioni a colori
Codice ISBN: 978-88-947154-5-3
Anno di Pubblicazione: 2023
DISPONIBILE IN TUTTE LE LIBRERIE ONLINE E SU AMAZON
    
       

4 thoughts on “Ho rischiato la vita nell’inutile guerra delle Falkland, a causa del fanatismo dei Generali

  1. Nelle vesti di autore di questa storia avrei molto altro da approfondire ma, quello che desidero portare all’attenzione dei lettori, é che questa incredibile vicenda ha avuto luogo solo per imperizia nelle famose informazioni top – secret come, credo, succeda in tutti i conflitti mondiali dove sedicenti Comandanti si arrogano il diritto di decisioni tragiche che coinvolgono la vita di onesti cittadini e lavoratori del mare, come in questo caso. Il 9 aprile 2023 dalla Difesa Nazionale Argentina esce il seguente comunicato:
    Nuevas revelaciones sobre el ataque al VLCC Hercules.
    Equipo de O.M. (Operation Malvinas) mi chiede: En su viaje a Alaska hicieron escala en Rio de Janeiro, cual habria sido la razon de esa parada? Come mai l’Hercules durante il suo viaggio di ritorno in Alaska ha fatto scalo a Rio de Janeiro? Quale è stata la ragione di questo scalo?
    Da questa domanda assurda si capisce subito che non sanno nemmeno di cosa parlano. È solo una delle tantissime menzogne tirate fuori, senza nessuna vergogna, poiché la superpetroliera Hercules ha fatto ritorno al primo porto neutrale, cioè Rio de Janeiro, dopo essere stata bombardata cercando di tornare indietro ed allontanarsi dal teatro di guerra. Oppure qualcuno, ignorantemente domanda il perché la petroliera non abbia attraversato il canale di Panama accorciando la distanza per arrivare a S.Lucia ? La risposta é semplicemente che una super petroliera di 250.000 T. non ha il pescaggio adatto, specie se carica, di attraversare tale canale. Questa e tante altre informazioni errate, come quella che segue, hanno contribuito a questa tragica vicenda. Scusate se trascrivo qualche frase in argentino.
    Se amplia la informacion indicando que se visualizò buque tipo carguero color rojo superficie cubierta plana color negro en posicion 41° 13 S- 48°16 W con rumbo 200/210 grados a las 12:45 hrs.
    Martes 8 de junio 06:00 hrs
    Il Comando FAS (Fuerza Aerea Sur) una volta riconosciuto visualmente nome e bandiera della nave, ordinerà il bombardamento.
    Praticamente qui si parla di una nave color rosso e coperta nera osservata il giorno precedente. Mai visti questi colori per una nave da carico o petroliera. E, questi signori, con simili informazioni fantomatiche, mi chiedo, come hanno potuto bombardare una nave mercantile, con 28 padri di famiglia a bordo solo per lavoro, estranea alle loro beghe guerresche, solo per supponenza e, il caso di affermarlo, grandissima ignoranza specie per quei personaggi che detengono comando e potere. La cosa che da più fastidio é che questi signori dopo 41 anni osano ancora festeggiare la vittoria sulla Superpetroliera Hercules che, badate bene, non possedeva nessuna arma per difendersi. Vi auguro buona lettura.

  2. Com.te Francesco Cristino, imbarcato sull’Hercules
    6/4/1974 30/9/1974 come All.vo Uff.le, una triste storia che mi ha sempre commosso. Ho conosciuto il
    Com.te Battagliarin ai lavori a Lisbona. Un caro saluto a
    tutti

    1. Grazie comandante della sua testimonianza! Pochi conoscono la vera, incredibile storia delle persone imbarcate sull’Hercules.

  3. Vorrei dare la mia testimonianza sulla verità raccontata da dal Signore Vincenzo Bongiardina. Ero il garzone di camera, imbarcato sulla petroliera Hercules, in quel giorno dei bombardamenti. Se fossi stato io a raccontare la vera storia di quelle terribili ore, avrei detto le stesse cose con le stesse parole. Tante falsità ho letto e sentito a proposito della vicenda, ma l’unica verità è senza dubbio quella raccontata allora ufficiale di macchina, Vincenzo Bongiardina, al quale lo ringrazio per aver lasciato vivo questo ricordo, seppur triste e doloroso, ma che resta indelebile nella memoria di chi ha vissuto quelle ore, con l’angoscia di chi non sapeva se un giorno si sarebbero potute raccontare. Con dispiacere ho appreso anche della dipartita dei colleghi Ignazio Giardina, Francesco Tiralongo e Vincenzo Sudano, alla quale volgo un pensiero speciale. Credo che comprerò il suo libro, affinché, oltre nella memoria, resta scritta una pagina , anche della mia vita insieme ai miei colleghi, che seppur non li vedo, vorrei salutarli calorosamente! Grazie ancora Vincenzo Bongiardina, spero che un giorno possiamo incontrarci, nella memoria di quei giorni che ci hanno accomunato. Un saluto anche a tutto il resto dell’ equipaggio!

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