Dalla paura alla negazione, il confine sottile tra Scienza e Diritto.

Come le misure adottate per fronteggiare il Coronavirus possono limitare la nostra libertà.

Nei giorni insoliti del lockdown, noi tutti abbiamo compreso e sperimentato – in prima persona e quasi sempre per la prima volta nella nostra vita – il significato concreto delle limitazioni alla libertà personale, in particolare alla libertà di movimento.
Prima del Covid solo chi era posto agli arresti domiciliari aveva già vissuto un’esperienza simile.
Nell’epoca delle libertà conclamate, in cui, almeno nel nostro occidente, nessuno era più abituato a prendere in considerazione l’idea di uno spostamento così marcato della lancetta del comportamento individuale verso l’area del dovere sociale, ciò ha rappresentato un banco di prova severo.

Lo spettro della morte asfittica ha lasciato il posto a quel contagio asintomatico che sembra vivere solo nei numeri, relativamente limitati, dei nuovi positivi.

Le violazioni sono state tutto sommato limitate ma questo non vuol dire che lo spirito di solidarietà sociale e di osservanza delle norme si sia disposto, per ciò solo, verso una stagione di crescita sostanziale.
Che la ragione dell’osservanza delle disposizioni restrittive fosse più psicologica che normativa lo si misura oggi, nella fase in cui lo spettro della morte asfittica ha lasciato il posto a quel contagio asintomatico che sembra vivere solo nei numeri, relativamente limitati, dei nuovi positivi.

E allora, tutti liberi di lasciarsi cullare dall’onda ferragostana del disimpegno, pronti a professare strampalate teorie negazioniste, proni alla convinzione che a portare il morbo non possa essere che lo sconosciuto, che ad ammalarsi non possa che essere l’altro.
Niente di nuovo, è la natura umana che riprende il suo posto e, come sempre, prevale sulle deboli sovrastrutture del diritto.
Del resto, tutti ormai sanno che la macchina esangue della giustizia non potrà mai contrastare da sé fenomeni di disobbedienza di massa, avendo già serissime difficoltà a punire le devianze criminali gravi, commesse da singoli individui.

Con riferimento più specifico agli strumenti messi in campo dalla legge, occorre considerarne l’impatto sociale e la concreta esigibilità, prima ancora dell’idoneità astratta.

Spazi di libertà che ciascuno di noi, fino a ieri, riteneva incomprimibili.

Infatti, quella della valutazione di impatto sociale è questione, in senso ampio criminologica, oggi imprescindibile per il varo di ogni normativa repressiva e sanzionatoria che voglia avere qualche possibilità di raggiungere l’obiettivo della effettività a regime. Obiettivo che, a sua volta, non può prescindere dal lavoro dei mezzi di comunicazione, come promotori di consenso rispetto ad una determinata problematica.
Proprio quest’attività di valutazione della recettività sociale e di preparazione del consenso, attraverso l’opera di convincimento sulla seria necessità di concorrere all’attuazione di una normativa specifica, costituiscono l’elemento che può realizzare la differenza fra la velleitaria inefficacia delle grida di manzoniana memoria e una norma efficace e moderna.

Le difficoltà che incontra la produzione normativa contemporanea, qui brevemente accennate, sono ancor più rilevanti quando, come nel caso dell’emergenza sanitaria, si tratti di ridurre drasticamente spazi di libertà che ciascuno di noi, fino a ieri, riteneva incomprimibili.
Funzione matematica con molte variabili sarà dunque: la previsione del tempo che ci attende al rientro dalla pausa estiva.
Lo sviluppo di tale funzione a più incognite, inizierà a disegnare il suo tracciato su quell’immaginario piano cartesiano, che i più sensibili di noi scorgono, alla fine di ogni estate, nella porzione di cielo che divide dalla città l’ultimo chilometro d’asfalto a doppia carreggiata.

In autunno proveremo tutti a riprendere la corsa inesorabile verso i traguardi quotidiani.
Forse molti ancora si ammaleranno, forse un certo numero di loro morirà.
Nessuno sa dire se e in che misura la favoletta di un mondo regolato dalle leggi razionali, sarà ancora una volta smentita dalla prevalenza delle leggi impresse nell’imperfetta natura umana.

Avv. Enrico Leo – Avvocato di Roma.

Titolare dello Studio Legale Leo da circa trent’anni. Si occupa prevalentemente di processi penali per reati fallimentari, tributari e dell’economia.

https://iustlab.org/enrico.leo

    
       

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Enable Notifications OK No thanks