A "Yellow vest" (Gilet Jaune) protester kicks back a tear gas canister during clashes as part of a demonstration on November 30, 2018, near major EU buildings in Brussels. - Around 300 people demonstrated at the call of the spreading "yellow vest" movement, which had already organised large protests across France to complain about fuel tax increases. (Photo by Aris Oikonomou / AFP) (Photo credit should read ARIS OIKONOMOU/AFP/Getty Images)

QUALE EUROPA CI RESTERÀ DOPO LA PANDEMIA?

Alla fine di tutto, quando questo flagello planetario sarà sotto controllo, cosa ci resterà della Unione Europea?
Certo che a traballare, traballava anche prima che il COVID-19 facesse la sua comparsa, mi viene in mente il controverso comportamento sull’emergenza migratoria, la tragica gestione della crisi Greca e di esempi ce ne potrebbero essere numerosi, ma è solo ora che forse ci siamo resi pienamente conto di quanto sia sottile quella linea d’inchiostro con cui è scritta la parola UNIONE.
L’Italia, è tra i Padri Fondatori, come ci viene ricordato spesso, ma l’aver fondato le basi di questa Comunità che sarebbe dovuta essere, non solo Economica, ma “Umana” non ci sta portato i benefici che si auspicavano.
Certi meccanismi contorti degli accordi economici , per esempio, mortificano la nostra agricoltura. Mi riferisco per esempio alle quote latte e a quelle previste per tanti altri prodotti agricoli con la conseguente distruzione del prodotto in eccesso, anche di alta qualità, con la conseguente importazione di prodotti di qualità inferiore da altri paesi anche extracomunitari.

L’Italia che poteva vantare delle eccellenze uniche al mondo in settori, dall’agricolo, al manifatturiero e all’industriale, nella cultura e nell’arte ha finito per diventare un paese pressoché povero considerato dagli altri membri come un malato grave e incurabile a cui serve un tutore!!

Certo noi italiani abbiamo le nostre colpe, con un debito pubblico molto elevato che nessuno dei tanti governi tecnici e non, che si sono susseguiti negli ultimi decenni, è riuscito a migliorare e che ha quindi, prestato il fianco ad innumerevoli speculazioni nei confronti della nostra economia.
Ma come diavolo è possibile che nonostante l’Italia dia un contributo annuale pesantissimo in termini economici alla Comunità Europea, non ne tragga benefici, anzi, ora che la situazione è di una gravità catastrofica ci sentiamo insultare o denigrare dagli alcuni altri Paesi membri?
Non voglio banalizzare il concetto ma ora più che mai, con più di 150.000 morti nel mondo di cui la metà in Europa, non è più tempo di schermaglie o di dogmi, è solo il momento di agire, Purtroppo, stiamo invece assistendo al solito battibeccare tra i paesi considerati ricchi vedi Germania e Olanda e i poveri Italia, Spagna e Portogallo.

Non è certo una situazione che lascia ben sperare per il futuro.

Se questa emergenza ci ha insegnato qualcosa è che tutto può cambiare,
Lo abbiamo imparato a caro prezzo, ma lo abbiamo imparato.
Alcuni di noi anzi, a causa del lungo isolamento, hanno potuto riesaminare anche alcuni aspetti controversi della propria vita, un lavoro frustrante o inadeguato, una compagno o compagna sbagliato, problemi che per paura o per quieto vivere erano stati tenuti sopiti e i disagi sopportati.
Ora, che ci aspetta nolente o volente un futuro denso di incognite e di grande cambiamento delle nostre abitudini, potremo cogliere l’occasione di affrontare e risolvere anche queste difficoltà rimettendo in gioco la nostra vita e migliorarla, se possibile.

Anche noi, come cittadini Europei, abbiamo l’occasione per trasformare questa vecchia e deludente istituzione in una vera e propria unione di popoli, di economie di mutuo soccorso.

Siamo dunque ad un bivio!

Vogliamo una Comunità Europea debole, divisa o una Comunità valida e capace, che traghetti la nostra cara vecchia Europa in un continente forte solidale e in cui tutti i popoli siano davvero uguali superando egoismi campanilistici?
Che cosa ci resterà di questa Europa? …dipenderà solo da noi.

    
       

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